Il quotidiano 22.04.2012
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Promosso dall’Associazione L’isola che non c’è nel corso del convegno “Quali diritti ?”
Un apposito numero verde per segnalare le violenze ai ragazzi indifesi
di Davide Mirabello
“Un numero verde per poter essere ascoltati e per poter esserci” Questo è il segno concreto del convegno di ieri mattina con tematica principale la tutela dei minori, intitolato “Quali diritti?”. L’incontro si è svolto presso la Biblioteca Comunale, ed è stato organizzato dall’Associazione no profit “L’Isola che non c’è”. La presidente dell’associazione Concetta Marzano, durante il convegno, ha fatto scoprire dopo ogni intervento un numero posto davanti al tavolo dei relatori. A fine convegno è stata svelata all’intera sequenza del numero verde dell’Isola che non c’è, ovvero 800 188 693.
Un numero che Concetta Marzano ha definito “un regalo per la provincia di Vibo e si spera anche per la regione. E’ segno evidente della volontà di fare qualcosa di concreto, senza avere finanziamenti pubblici.
Concetta Marzano lancia un appello a Provincia e Regione
il presidente dell’Isola che non c’è ha sottolineato che “il numero è già attivo e ci auguriamo che possa essere coinvolto in iniziative sul sociale sia a livello provinciale che regionale”
All’incontro al quale hanno partecipato anche studenti, insegnanti, psicologi e assistenti sociali, sono intervenute diverse personalità delle istituzioni e del settore sociale. Importanti sono stati gli interventi del Questore Giuseppe Cucchiara, del prefetto Michele di Bari, dell’assessore comunale alle politiche sociali Salvatore Bulzumì.
Ma dicevamo, non solo le istituzioni hanno partecipato a questo incontro, ma anche tecnici del settore come il Pedagogo e Giudice onorario Massimo Martelli.
Martelli ha voluto nel suo intervento sfatare alcuni falsi miti, come quello “del disagio giovanile di cui si parla tanto ma sul quale non si interviene cercando di capire la cosa più importante, ovvero la modalità di reazione al disagio”
Sì, perché ci sono spesso due ragazzi che nella stessa situazione di crisi reagiscono in modo diverso alle difficoltà. C’è chi dal il dolore ne esce scrivendo una poesia, e c’è chi ne viene soffocato e si suicida. Ecco, noi dobbiamo capire le modalità di reazione, riuscire ad aiutare i giovani in difficoltà ed uscire al meglio dalle loro crisi. Questo perché la crisi è un momento di stallo, da cui si esce avendo una proiezione in avanti e rafforzandosi”.
E le esperienze del Pedagogo Martelli sono di quelle che si fanno sentire, visto che “da 15 anni sono a contatto con ragazzi che hanno commesso omicidi rapine e violenze. E per quello che faccio Mi sento un funzionario dell’umanità”.
Tra i tecnici che hanno relazionato anche lo psichiatra infantile Bruno Risoleo, il quale si è soffermato nelle evidenziare che “lo sviluppo dei bambini è sia fisico che psicologico. Oggi si investe sulla psicologia dell’adulto, ma a volte non si capisce che se si fosse investito prima su quella dei bambini non si sarebbe arrivati ad avere un adulto disagiato”.
Successivamente, l’intervento del presidente dell’associazione Abraham Don Bruno Cannatelli ha voluto richiamare le istituzioni, ricordando che “le istituzioni sono per i minori, e non il contrario. Occupiamoci dei giovani, e anche dei disagi dei genitori che li crescono”.
E proprio chiamando in causa il mondo istituzionale si sono fatte sentire le voci dell’assessore Bulzumì e del sindaco Nicola D’Agostino, sopraggiunto in seguito durante l’incontro.
L’assessore alle Politiche Sociali ha ricordato “i vari progetti in cui il Comune è coinvolto, e soprattutto stiamo indirizzando gli interventi su famiglia disagiate con figli non autosufficienti. E’ un monumento storico di grave disagio, e noi stiamo cercando di aiutare i cittadini puntando le risorse su iniziative mirate.
Le parole del sindaco D’Agostino, invece hanno ricordato “la Dichiarazione dei diritti del Bambino, al quale deve essere garantito l’amore, il divertimento, all’istruzione gratuita. Ecco, non bisogna in alcun modo, trascurare il diritto al gioco, e ben vengano istituzioni assistenti sociali quando ci sono disagi familiari”.