Il quotidiano 29.10.2013
Da anni il sodalizio vibonese è impegnato a fianco a dei diversabili
Per favorire l’integrazione
Parole e musica dell’associazione no profit “L’isola che non c’è” una serata allegra all’insegna della familiarità Come può essere una tranquilla festa tra tanti amici quella svoltasi nel fine settimana presso la sede dell’associazione “L’isola che non c’è”, associazione no profit che è un punto di riferimento nonché il luogo di gioia per persone diversamente abili.
Nel corso della serata, nonostante l’associazione di volontari operi a Vibo da diversi anni, si è data lettura dello statuto dell’associazione per far capire a chi si avvicina per la prima volta questa splendida realtà cosa si fa in questo centro. Ad accogliere i numerosi intervenuti la presidentessa dell’associazione Titti Marzano insieme ai tanti volontari e ragazzi che sono il cuore pulsante de “L’isola che non c’è”. La Marzano, nel salutare tutti gli intervenuti, ha tenuto a sottolineare che “non vi è miglior modo che accogliere tutti in casa nostra come amici per condividerle le nostre attività e i nostri intenti. Siamo qui oggi perché a volte è difficile spiegare quello che siamo e cosa facciamo. Noi non siamo degli operatori retribuiti, non abbiamo finanziamenti, noi siamo qui per fare del volontariato puro e semplice. Noi staremo qui ad oltranza – ha evidenziato la Marzano – ed è anche un desiderio dei ragazzi che infatti ci chiedono sempre ‘Mi giuri che non finirà mai? ‘perché questo è un luogo dove possono essere felici ed anche senza aiuti andremo avanti con orgoglio e felicità”. Ed ancora: “Questa sera siamo qui per dare lettura del nostro statuto, abbiamo dovuto mettere tutto nero su bianco per dire chi siamo ed il nostro patrimonio che altro non è che essere quello che siamo e godere di una reciproca amicizia. Il nostro intento -ha sottolineato l’interessata – è creare una società senza emarginazione. Noi non diamo lavoro diamo solo spazio alla voglia di donarsi. Non siamo un centro diurno ma un luogo di transito dove i ragazzi imparano ad essere indipendenti, un luogo da dove partire per poi andare avanti, crescere ed aprire la mente perché l’unica inabilità e l’ignoranza “.
Prima della lettura dello Statuto vi è stato l’intervento del giornalista Maurizio Bonanno che ha sottolineato come questo ” statuto porti ad una crescita della società, per l’evoluzione. Voglio portare l’esempio delle para olimpiadi. Dopo ogni Olimpiade come ben sapete cominciano le para olimpiadi ed è un grande boom di successo e presenza e se ne parla come di un fenomeno straordinario. Questo succede ed è successo dopo ogni edizione tranne dopo le olimpiadi di Londra. Ci si potrebbe chiedere il perché e la risposta è semplice in Inghilterra hanno ritenuto normale che le para olimpiadi riempissero gli stati di spettatori tanto quanto, se non oltre, le olimpiadi. Questo ci fa capire come ci si deve comportare in una società evoluta” Proseguendo nel suo intervento, Bonanno ha rimarcato “la felicità per avere a Vibo una struttura del genere il cui codice etico presentato questa sera serve solo a formalizzare una cosa che già esiste da anni “. Momento di grande dei solennità la lettura del codice che è stato letto da due ragazzi Catia ed Alfonso, parte attiva dell’associazione.
Ultimo intervento quello del dottore Cesare Bianco, cardiologo e socio dell’associazione, che ha voluto riprendere il concetto di codice etico ripartendo anche dallo stesso Mosè dei 10 comandamenti, delle regole per un popolo in fuga. “Si sente sempre la necessità di avere delle regole, dei concetti semplici da adottare nei comportamenti che servono anche ad unificare i popoli, le persone”.
Dopo i tre interventi tutti i ragazzi dell’associazione in coro hanno dato vita ad un bellissimo intermezzo musicale al quale è seguita una splendida cena all’insegna dell’allergia e dell’amicizia.