Il quotidiano 22.03.2017
Sul tema le relazioni di Salvatore Cantafio e Pasquale Villari
Ha ancora senso parlare di “Questione Meridionale”? Si è mai superato il divario economico tra nord e sud? Sono questi alcuni interrogativi sollevati in occasione dell’incontro dibattito “La Questione Meridionale” organizzato dall’Associazione “L’isola che non c’è” in sinergia con l’amministrazione comunale di Vibo.
L’appuntamento, è andato in scena nella sala conferenze della Biblioteca Comunale, ha registrato l’adesione degli istituti scolastici superiori. Un momento di approfondimento culturale inserito all’interno di una rassegna pensata per le scuole. gli incontri durante i quali snocciolare argomenti di natura storica, ha evidenziato il presidente dell’isola Titti Marzano, “Tramite la testimonianza di chi ha vissuto in prima persona gli eventi, come accaduti In occasione della giornata dedicata al ricordo delle vittime delle Foibe; oppure tramite studiosi che da anni si occupano di specifiche tematiche”.
il vicesindaco Raimondo Bellantoni, nella fase di apertura, ha quindi ricordato il filone di studi incentrati sulla questione meridionale: “Nell’epoca della globalizzazione può sembrare fuori luogo, invece, la problematica continua a incidere sulla vita di molti, soprattutto giovani, costretti a muoversi fuori regione per mancanza di lavoro”.
La tematica è stata illustrata partendo dalla pubblicazione del professore Salvatore Cantafio, presidente in qualità di relatore. Una “problematica vasta “, che si trascina da secoli. Nonostante il susseguirsi dei governi e dei partiti al potere “Nessuno è stato in grado di porre fine ai mali che interessano il sud Italia “.
Tra i primi a soffermarsi sullo stato del Meridione, Pasquale Villari:” La storia del meridionalismo – ha aggiunto il professore Cantafio – si apre con la pubblicazione delle tre lettere dello storico napoletano, intorno al 1875 “. Qui si considerarono “le piaghe” che impedivano la crescita socio-economica della sua Napoli: degrado urbano, corruzione e brigantaggio.
Aspetti ancora ben radicalizzati: “Non c’è più quella tipologia di ‘brigantaggio’ ma un ‘brigantaggio-politico’, un connubio politico-mafioso” ha sottolineato, Tra le conseguenze che hanno rallentato lo sviluppo, e favorito il divario tra nord e sud, nell’analisi di Cantafio, cause di ordine geografico-fisico, con il nord più vicino ai paesi progrediti; oppure “naturali”, con esondazioni, terremoti e catastrofi che non hanno favorito le popolazioni locali: “Nel meridione ci sono fattori limitanti dello sviluppo, quali la criminalità, la corruzione, la collusione politico/mafiosa e l’evasione fiscale. Se non si rimuovono – ha concluso Cantafio – il progresso diventa più difficile”.