La dissonanza linguistica educa alle differenze. Imparare la musica dell’altro vuol dire suonare strumenti diversi, possedere un’anima molteplice, che non retrocede davanti all’ignoto, ma si incammina verso il linguaggio”.
Il presente lavoro è frutto di un percorso linguistico-filosofico tra le intricate vie dell’Italiano, intrapreso nel tentativo di rispondere ad alcuni interrogativi:
L’italiano è la lingua madre per tutti gli italiani o per alcuni è ancora una lingua matrigna?
Quand’è che il cambiamento di una lingua nel tempo è da considerarsi un impoverimento? Bisogna rassegnarsi alle brutture oppure lottare per affermare il buon gusto? Quali difficoltà di apprendimento possono incontrare gli studenti che hanno il dialetto come lingua madre e che ruolo ha l’insegnante di italiano nell’integrazione dei bambini stranieri?
La lingua che parliamo può determinare la nostra visione del mondo?