di Diego Vian
Qualche giorno fa, casualmente, ho avuto modo di sfogliare un testo molto importante nella mia formazione di psicologo, e che ho letto molto tempo addietro durante gli anni universitari.
Si tratta di Potere Personale di Carl Rogers(1902-1985), psicologo statunitense, padre della psicologia umanistica.
Il pensiero di Carl Rogers
Il punto focale del pensiero rogersiano è l’individuo, non il problema.
Lo scopo non è quello di risolvere un problema particolare ma di aiutare la persona a crescere perché possa affrontare sia il problema attuale, sia quelli successivi in maniera più integrata.
Se le persone riescono ad integrarsi al punto di potersi occupare di un problema con indipendenza responsabilità e organizzazione, maggiori saranno le possibilità di affrontare anche gli altri problemi.
Il pensiero rogersiano, in altre parole, ci spiega come ogni essere umano disponga degli strumenti psichici per poter cambiare la sua vita, e dare un senso funzionale all’esperienze che lo accompagnano nel corso della sua esistenza
“Biologi neurofisiologo gli altri scienziati compresi gli psicologi danno testimonianze che portano a un’unica conclusione: in ogni organismo a qualunque livello esiste un sottostante flusso dinamico diretto all’adempimento costruttivo delle potenzialità esso inerenti. Nell’uomo c’è una tendenza naturale verso il completo sviluppo che viene spesso designata come tendenza attualizzante presente in tutti gli organismi viventi questo è fondamento su cui è edificato l’approccio curato sulla persona.”
L’autorealizzazione
Diversamente da Freud, Carl Rogers non credeva che il comportamento fosse determinato principalmente da impulsi o istinti. Egli riteneva invece che il processo fondamentale della personalità fosse una tendenza progressiva verso la crescita della personalità, definita autorealizzazione. A questo concetto si lega quello di coerenza del sé, ovvero la congruenza tra il sé e l’esperienza.
Rogers ha utilizzato il termine congruenza per riferirsi a una serie di fenomeni diversi l’uno dall’altro, e per questo motivo definire il termine congruenza non è sempre facile.
Egli concepisce l’espressione “congruenza” come una una precisa corrispondenza tra due stati psicologici: ad esempio trovarsi a una festa, divertirsi e affermare che ci si sta divertendo.
Diversamente si correrebbe il rischio di cadere in uno stato di incongruenza.
La considerazione positiva
Il pensiero dello studioso americano si connota anche con il bisogno di considerazione positiva, un bisogno psicologico di base.
Le persone hanno bisogno di essere accettate e rispettate dagli altri, cioè di ricevere considerazione positiva da parte di altri individui.
Tuttavia, molto spesso, ricercando la considerazione positiva da parte degli altri trascurano o talvolta distorcono le esperienze dei propri sentimenti e dei desideri interiori.
E questo lo spinge ad affermare:
“Nel momento in cui il cliente ha una maggiore capacità di accettare se stesso diviene sempre più grande anche la possibilità di autodeterminarsi; quindi di sé come non era mai stato prima e questo senso di potere è in continua crescita.”
Ragione per la quale il suo modello centrato sulla persona si basa sulla rinuncia cosciente da parte del terapeuta a ogni controllo sul cliente che ha la possibilità di prendere decisioni se stesso.
Questo favorisce la presa di possesso di sé del cliente e delle strategie attraverso cui ciò può avvenire, restituendogli la facoltà di prendere decisioni e la responsabilità per gli effetti che ne conseguono.
La psicologia umanistica
Non si tratta di seguire il vecchio modello medico autoritario per cui il terapeuta tiene il paziente all’oscuro trattandolo come un bambino. Si tratta invece di far sì che l’individuo sofferente raggiunga il controllo di sé e la capacità di conservare la sua totalità e la sua salute.
Ecco perché secondo Rogers il cliente possiede una pulsione innata verso la salute psicologica, che non prescinde dal supporto che il terapeuta gli può riconoscere per individuare gli elementi che possono interferire con la crescita personale, e permettergli di superare questi ostacoli, e procedere verso l’autorealizzazione.
E’ su questo aspetto Rogers pone molta attenzione nelle sue ricerche e valutazioni: il suo focus principale è il processo psicoterapeutico, il processo di cambiamento, il diventare sé.
Carl Rogers, in altre parole, descrive i tipi di circostanze o di eventi che che devono verificarsi nella relazione tra cliente e terapeuta, affinché si verifichi il cambiamento psicologico.
Le condizioni per il cambiamento
Nell’eseguire questa operazione individua tre condizioni cruciali per il cambiamento: congruenze o spontaneità, considerazioni positiva incondizionata e comprensione empatica.
Il terapeuta deve essere spontaneo a se stesso, aperto e trasparente nel rapporto interpersonale, ma capace di esperire gli eventi in maniera naturale, anche quelli accompagnarti da sentimenti negativi.
La seconda condizione essenziale per il movimento terapeutico è la considerazione positiva incondizionata.
Questo significa che il terapeuta comunica un interesse sincero e profondo nei confronti del cliente come persona. Il cliente è valorizzato in maniera incondizionata e totale.
L’esperienza di rispetto e di considerazione incondizionatamente positiva permette al cliente di esplorare il proprio sé con fiducia.
Infine, la terza condizione terapeutica è la comprensione empatica.
Essa si riferisce all’abilità del terapeuta di percepire le esperienze del cliente proprio come vengono da lui sperimentate.
Il terapeuta si sforza di raggiungere l’empatia con il cliente durante l’incontro terapeutico momento per momento, e non si distacca intellettualmente dall’incontro per fornire una diagnosi tecnica del problema del paziente.
Attraverso l’ascolto attivo il terapeuta si sforza di comprendere il significato il vissuto soggettivo degli eventi sperimentati dal cliente, e di far percepire al cliente che sono di fatto compresi empaticamente dal terapeuta.
Ed è questo il presupposto che porterà il cliente a dire:
“con voce molto calma e dolce, e lì parlava di questa selvaggia bestia interna: Sì, conosco me stesso…”
Si veda D. Cervone, L. A. Pervin, La scienza della personalità, Raffaello Cortina Ed.
C. Rogers, Potere Personale, Astrolabio