Gli indizi inaspettati e messi da parte, la voce smarrita di chi non è stato ascoltato, i misteri professionali e umani legati alle forze dell’ordine. Ogni cosa, giorno dopo giorno, fornisce la prova che Andrea sia stato ucciso. “È morto di droga, se l’è cercata!”. La sorella Silvia si ostina a non crederci. Una madre che non c’è più. Un padre, che come un’ombra, soffoca gli spazi e castra le emozioni. A Silvia manca l’aria nella bella Roma. Manca la libertà. Manca la lucidità di fidarsi nuovamente della vita e degli uomini. Ha bisogno di liberare la sua anima da ogni male, ogni colpa, ogni abbraccio rifiutato, ogni vangelo in cui non si è creduto. Silvia si muove come una balla di fieno che rotola giù da una collina. Sul percorso si carica di forza, si gonfia, trascina cose e persone nel suo tragitto. Un mero errore di attribuzione di colpe, la porterà dietro le sbarre. Lei stessa vivrà sulla propria pelle il senso drammatico delle carceri italiane. La violenza del mondo dentro, la sfiducia dell’animo umano, la cattiveria di chi non ha più speranze. E se lo Stato omertoso si fa beffa dei giovani che muoiono, lei si nutre di coraggio per la scalata verso la verità.