Il quotidiano 6.12.2014
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L’isola che non c’è
Scolios è il termine greco dal quale discende la parola scoliosi.
Incurvato, deviato, ritorto punto e non solo nel fisico ma anche nella psiche. Perché la sensazione di chi soffre di questo disturbo, diffusissimo tra adolescenti, è di inadeguatezza nei confronti del mondo esterno.
“La scoliosi è un serpente che va domato”, Edito Città del Sole, è stato presentato in occasione del ciclo di incontri promossi dall’Associazione L’isola che non c’è, presieduta da Titty Marzano, presso l’archivio di stato del capoluogo.
Materia del testo, il percorso di sofferenza che ha portato la giovane Fabiana Latella a fare i conti con una forma di dimorfismo della colonna vertebrale dall’età di otto anni.
Un libro definito dalla stessa autrice uno sfogo, iniziato sotto forma di pensieri di bambina che l’ha aiutata a mettere nero su bianco le sensazioni vissute. In piena età adolescenziale, poi, si prospettò la necessità di intervenire chirurgicamente: “L’idea di poter morire ti fa vedere le cose sotto una prospettiva diversa. Mi sento di aver colto l’essenza della vita”, ha espresso la giovane studentessa nel raccontare la propria esperienza che l’ha portata a comprendere cosa alla vita ci può togliere cosa invece ci può donare.
100 pagine, un concentrato di positività anche nei momenti di sconforto poiché reagire, andare avanti significa “che niente ci può sconfiggere”.
Ancora una volta a parlare sono i giovani che intervengono su tematiche che li coinvolgono direttamente e che incidono inevitabilmente sulla vita dei soggetti. Il risultato è un racconto schietto sulla scoliosi grave, il “serpente” che le “attorciglia” la spina dorsale e che catapulta Fabiana nel mondo degli adulti, strappandola alla naturale dimensione della spensieratezza: “La cosa che mi ha sorpreso – ha fatto presente il presidente Concetta Silvia Patrizia Marzano – è la radicalità del piano di analisi: fisico e psicologico”. La ragazza, Infatti, traccia le fasi del suo “incattivimento” e l’inquietudine che la spingeva ad allontanare tutti gli affetti, anche i più cari.
I giovani dimostrano di avere una gran profondità di pensiero ed esempi come questi ci fanno capire che “se sollecitati, riescono ad esporre le loro problematiche con maturità “.
Oltre ai saluti del direttore dell’archivio di Stato Michele Misano, dal punto di vista medico, sono inoltre intervenuti lo psichiatra Francesco Fusca e l’ortopedico Piero Spinelli. La scoliosi grava negativamente sulla vita degli adolescenti sia come fattore malattia che per l’impatto psicologico e sociale che ne deriva poiché, come sottolineato da Spinelli, a parte le cure affidate alla scienza e standardizzate su un ampio range di possibili risoluzioni, c’è un impatto psicologico e sociale non indifferente. Mentre per la scoliosi idiopatica le cause sono multifattoriali, la prevenzione è orientata agli atteggiamenti scoliotici facilmente correggibili con l’attività fisica: “Sarebbe auspicabile – ha concluso il professionista – uno screening da effettuarsi in età preadolescenziale poiché molte forme di scoliosi sono state misconosciute al tempo giusto per il trattamento adeguato”.
La patologia deve essere affrontata con l’adeguato supporto psicologico. Su questo concetto è intervenuto Fusca, il quale ha ribadito l’importanza di far comprendere la superabilità del disturbo che deriva, nella maggior parte dei casi, da un eccessivo carico psicologico perché le attese dei genitori nei confronti dei figli sono eccessive soprattutto per le personalità più sensibili.