di Diego Vian
Dopo aver tratteggiato a grandi linee il pensiero di Freud e di Jung vorrei spendere alcune parole su uno dei teorici più importanti del 900, ovvero Eric Berne (1910-1970). Il suo nome, forse, non gode della stessa fama di quello di Jung o di Freud, per quanto il modello da lui ideato viene ampiamente utilizzato come approccio terapeutico.
Bern sviluppò le sue idee iniziali sugli Stati dell’io durante il suo lavoro come psichiatra nell’esercito degli Stati Uniti.
Durante la Seconda guerra mondiale gli era concesso un minuto soltanto per fare un’analisi psichiatrica di ogni recluta, e dopo aver valutato qualche migliaia di soldati si accorse che, se provava a rispondere intuitivamente alle domande sei nervoso? E sei mai stato da uno psichiatra? le risposte che riusciva a fornire erano corrette.
Da questo presupposto concluse di dover guardare principalmente gli occhi e studiare lo sguardo delle reclute così da valutare il loro atteggiamento verso la realtà.
In particolare, guardava la parte bassa del viso e il collo per avere un’impressione del funzionamento del loro istinto. Questo segnò l’inizio del suo pensiero sul modello degli Stati dell’io, come mezzo per descrivere la personalità di qualcuno.
Eric Berne e gli Stati dell’io?
Io-Bambino, ovvero i comportamenti, i pensieri e le emozioni riproposti dall’infanzia.
Ma i bisogni le aspirazioni e le emozioni come la fame la sete il piacere la rabbia e la paura sono tutti presenti sin dalla nascita. Questi crescono fino a diventare bisogni e sentimenti più complessi a mano a mano che una persona invecchia.
Ogni anno si aggiunge un nuovo anello di crescita nel quale sono raccolte le esperienze di quell’anno. Queste esperienze consistono in esperienze positive che donano al bambino e alla convinzione di essere il benvenuto.
Ci sono tuttavia anche esperienze codificate dal bambino come negative. Nel percorso evolutivo queste esperienze possono portare a comportamenti ansiosi negativi e/o difensivi. In altre parole, queste esperienze e l’interpretazione che il bambino attribuisce loro sono piccoli nodi negli anelli della crescita, destinati a rimanere nelle strutture mentali del bambino.
Ragion per cui nel momento in cui un individuo ha un’esperienza nel qui e ora che associa al passato e ai nodi che si sono formati allora, le esperienze, le emozioni e i comportamenti legati a questo passato possono essere riattivati.
È utile distinguere due dimensioni dell’io bambino, ovvero il bambino libero che agisce conformemente alla sua età e ai suoi bisogni ed il bambino adattato, che nel corso del tempo può dare vita a situazioni patologiche.
Io-Adulto, ovvero i comportamenti i pensieri le emozioni che sono una risposta diretta al qui ed ora.
Questo preciso stato dell’io permette di registrare la realtà dalla prospettiva più oggettiva possibile. L’adulto registra ciò che sta succedendo nel mondo interno ed esterno. Utilizzando l’accumulo di tutti questi dati, l’adulto compie scelte in riferimento al funzionamento appropriato ed efficace nel qui e ora.
Se l’adulto è attivo, prima di reagire valuta i segnali provenienti dall’ambiente, insieme alle informazioni provenienti dallo stato dell’io genitore e dell’io bambino. Se l’adulto sta funzionando correttamente, la persona prende costantemente decisioni su ciò che desidera fare. Ovviamente questo accade in una frazione di secondo.
L’adulto ospita una quantità significativa di conoscenza intuitiva. Coinvolgere lo stato dell’adulto richiede una decisione attiva che si rafforza con la pratica.
Io Genitore, ovvero i comportamenti e i pensieri le emozioni introiettati dai genitori o dalle figure genitoriali.
L’io genitore è una sorta di raccolta accumulata di pensieri sentimenti e comportamenti, che il bambino ha acquisito dai caregiver e da altri educatori durante i suoi primi anni. In quel periodo viene assorbita l’intera personalità della madre o del padre: i comportamenti e le affermazioni fatte ma anche gli aspetti non verbali ed emotivi. In psicologia si fa riferimento a questi con il nome di introietti, ovvero valori inclusi nella struttura della personalità di un essere umano. Nel qui e ora le associazioni con le conclusioni e le credenze dell’io genitore possono portare a comportamenti che caratterizzati come una ripetizione di schemi comportamentali dei caregiver o delle figure autorevoli del bambino. Nel contesto dell’io genitore distinguiamo sintetizzando il genitore normativo ed il genitore affettivo.
Credo sia evidente a coloro che stanno leggendo queste pagine come anche Berne abbia tratto ispirazione dal modello freudiano e la tripartizione della dimensione psichica che Berne operazionalizza nelle transazioni, che altro non sono se non un qualche tipo di comunicazione codificata da uno stimolo e da una risposta, l’unità fondamentale del discorso sociale.
Dagli stati dell’Io nascondo le transazioni tra le tre diverse dimensioni e le relative dinamiche che da esse possono scaturire.
Riporto ora in maniera sintetica altri concetti su cui si regge l’Analisi Transazionale:
Le carezze: sono unità di riconoscimento, ad esempio “Sono felice di vederti”. Possiamo distinguere le carezze in:
- Condizionate, per qualcosa che un altro fa ( es. Ottimo lavoro, sei stato bravo)
- Incondizionate, per quello che un altro è (Sei una persona meravigliosa)
- Positive: “l’hai fatto bene” e negative, “non lo hai fatto correttamente.”
- Verbali, tramite le parole, e non verbali, attraverso l’espressione facciale, il tocco ecc.
- Vivide, nel qui e ora, e conservate nel passato (lettere e fotografie registrazioni ricordi)
- Dirette: “siamo fieri di te” Ehi ed indirette, “ma siamo fieri di nostro figlio”.
- Autentiche: oneste e sincere, e non autentiche.
- Mirate, una carezza che commuove che fa venire le lacrime agli occhi.
Il copione
il concetto di copione può essere avvicinato a quello di abitudine, elemento chiave del comportamento. Ma ci si può riferire l’abitudine anche con il termine psicologico di omeostasi, ovvero la capacità di un organismo di mantenere costante il proprio ambiente interno. Le abitudini spesso risalgono all’infanzia. Quello che viene appreso dei genitori ed educatori non viene dimenticato facilmente, e spesso nel corso della vita viene attivato automaticamente o in maniera inconsapevole.
Il copione può essere definito quindi il nostro modo di stare al mondo appreso sin dall’infanzia, frutto di decisioni del bambino che rappresentano la migliore strategia per sopravvivere in un mondo che spesso sembra ostile se non minaccioso per la vita. Le decisioni di copione sono prese sulla base di modi peculiari, che ha il bambino di pensare e sentire. L’esperienza emozionale del bambino e di rabbia di totale abbandono di terrore e di estasi. E egli prende le sue prime decisioni in risposta a queste intense sensazioni.
Posizioni di vita
Sulla base del copione possiamo distinguere 4 posizioni:
- Io sono ok, tu sei ok
- Io non sono ok, tu sei ok
- Io non ok, tu non sei ok
- Io non sono ok, tu non sei ok
Le posizioni di vita rappresentano gli atteggiamenti fondamentali che una persona assume circa il valore essenziale che percepisce in sé e negli altri. Una volta adottata una di queste posizioni il bambino tenderà a costruire tutto il resto del proprio copione in modo che collimi con essa.
Il bambino che sceglie la posizione io sono ok tu sei ok elaborerà probabilmente un copione vincitore. Considera se stesso degno d’amore e piacevole decide che i suoi genitori sono degni d’amore e di fiducia e più tardi estenderà questa concezione a tutti in generale.
Se il bambino assume la posizione io non sono ok tu sei ok è più probabile che scriverà una storia di vita banale o perdente. Per adeguarsi alla sua posizione fondamentale elaborerà il proprio copione intorno al tema dell’essere vittimizzato e del perdere di fronte agli altri.
Diversamente la posizione io sono ok tu non sei ok può costituire la base di un copione che ha tutta l’aria di essere vincitore. Ma in questo caso il bambino avrà la convinzione di dover essere superiore e inferiorizzare gli altri.
Infine la posizione io non sono ok tu non sei ok è la base più probabile di un copione perdente. Questo bambino è giunto alla conclusione che la vita è futile e disperata. Si considera in posizione di inferiorità e indegno d’amore è convinto che nessuno lo aiuterà perché e non ok come lui.
Contro-ingiunzioni
Sono definite anche messaggi spinta o semplicemente spinta. Usiamo il termine spinta perché il bambino sente una coazione a seguire questi comandi. Egli è convinto di poter rimanere ok sintanto che obbedisce alla spinta. Tutti noi portiamo questi 5 messaggi:
- Sii perfetto
- Sii forte
- Sforzati
- Cerca di piacere
- Sbrigati
Da contraltare alle congiunzioni ci sono le ingiunzioni, quali ad esempio
- non esistere
- non essere te stesso
- non essere un bambino
- non crescere
- non riuscire
- non essere importante
- non far parte
- non entrare in intimità
- non fare niente
- non star bene
- non pensare
- non sentire
Il contratto secondo Eric Berne
Ovvero un esplicito impegno bilaterale per un ben definito corso d’azione; è un impegno adulto di effettuare un cambiamento preso con se stessi e/o con qualcun altro. Bern concepì l’impiego dei contratti della convinzione che tutti abbiamo la capacità di pensare, e che ciascuno e in ultima analisi responsabile della propria vita. Ognuno convive con le conseguenze di ciò che decide. Pertanto spetta al paziente e non al terapeuta a decidere cosa vuole dalla propria vita. Compito del terapeuta e indicare tutto ciò che sembra disfunzionale. L’obiettivo del contratto deve essere fatto dall’adulto con la cooperazione del bambino libero. In sostanza deve essere adeguato alla situazione e capacità della persona adulta, e deve contribuire a soddisfare i bisogni autentici del bambino. Il contratto deve essere un obiettivo raggiungibile in base alla situazione e alle risorse della persona. In termini generali consideriamo raggiungibile tutto ciò che è fisicamente possibile. Sottolineo anche che questa condizione implica la sola possibilità di stipulare un contratto per un cambiamento che si vuole fare in se stessi. Non si può costringere nessuno a cambiare.
Nel corso del tempo avrò modo di illustrare altri concetti a fondamento dell’Analisi Transazionale, che per il momento preferisco non illustrare per non appesantire eccessivamente la lettura. Ogni modello terapeutico si compone di tanti aspetti, ognuno dei quali meriterebbe un’attenta disamina. E questo mi consente di affermare che lo stesso modello terapeutico non può prescindere da una continua evoluzione, in linea con i bisogni emotivi e psichici delle persone e delle loro peculiarità.[i]
[i] Si veda
I Steward, V. Joines, L’Analisi Transazionale, Garzanti
Dentro l’A.T. Fondamenti e Sviluppi dell’Analisi Transazionale, Ed. Las
Michele Novellino, Seminari Clinici, La cassetta degli attrezzi dell’analista transazionale, Franco Angeli