di Diego Vian
Una le tematiche più importanti nel settore della psicologia riguarda lo studio dei tratti di personalità.
Una figura di grande importanza storica per lo sviluppo di tale teoria è lo psicologo statunitense Gordon W. Allport (1897-1967).
La storia ricorda Allport sia per le questioni sollevate e i principi che ha portato alla ribalta, sia per la particolare teoria che ha formulato. Nel corso della sua lunga importante carriera Allport ha sottolineato gli aspetti sani organizzati dal comportamento umano contrapponendosi ad altre visioni del tempo che sottolineavano gli aspetti del comportamento più istintuali, volti a ridurre la tensione, nevrotici e meccanicistici. E’ una delle ragioni che lo contrapponeva al pensiero freudiano.
Tratti, stati e attività
L’impegno scientifico di Allport è stato quello di definire i tratti come tendenze determinanti, generalizzate, personalizzate; modi coerenti e stabili dell’adattamento di un individuo al proprio ambiente.
I tratti, quindi, sono differenti dagli stati e dalle attività che descrivono gli aspetti di personalità temporanei, di breve durata, e causati da circostanze esterne.
Per questa ragione possiamo distinguere tre categorie, ovvero i tratti, gli stati e le attività.
Tale distinzione porta a chiederci se esistono diverse tipologie di tratti. A tale domanda Allport risponde individuando una distinzione tra tratti cardinali, centrali e disposizioni secondarie.
Un tratto cardinale esprime una disposizione tanto pervasiva ed evidente nella vita della persona che, virtualmente, è rintracciabile nella sua influenza; possiamo ad esempio definire una persona machiavellica, denominata così a seguito del celebre ritratto a opera di Niccolò Machiavelli del potente sovrano rinascimentale. In genere le persone hanno pochi se non nessuno tratti cardinali di questo tipo.
I tratti centrali (per esempio onestà gentilezza e assertività) esprimono disposizioni che interessano, rispetto ai tratti cardinali, una gamma più limitata di situazioni.
Le disposizioni secondarie sono ancora meno evidenti, generalizzati e coerenti. In altre parole, le persone possiedono tratti con livelli diversi di significato e generalizzabilità.
Tratti e situazioni
Allport non affermava che un tratto si esprime in ogni situazione, a prescindere dalle caratteristiche di quella situazione. Egli ha riconosciuto l’importanza della situazione spiegando perché una persona non si comporta sempre allo stesso modo.
Secondo Allport i tratti spesso emergono in una situazione e non in un’altra. Ad esempio, le persone più aggressive potrebbero modificare il loro comportamento se la situazione richiede un comportamento aggressivo, e anche le persone più introverse si comporteranno in determinate occasioni in modo estroverso.
Un tratto esprime il modo in cui una persona generalmente si comporta in alcune occasioni, non come si comporterà in ogni situazione.
Secondo Allport sono necessari sia il concetto di tratto sia il concetto di situazione per comprendere il comportamento; Il concetto di tratto è necessario per comprendere la coerenza del comportamento mentre è necessario riconoscere l’importanza della situazione per spiegare la variabilità del comportamento.
L’Autonomia Funzionale secondo Gordon W. Allport
Ciò ha portato lo scienziato ad analizzare non solo i tratti stabili ma anche i processi motivazionali, mettendo in evidenza l’autonomia funzionale della motivazione umana.
Secondo questo concetto, benché le motivazioni degli adulti possano avere tratti infantili volti a ridurre la tensione, come aveva suggerito Freud, l’adulto è in grado di superare queste motivazioni originarie.
Nella vita adulta le motivazioni diventano indipendenti o autonome da questi primi impulsi verso la riduzione della tensione. Ad esempio, ciò che in origine è un tentativo di ridurre la fame o l’ansia può diventare una fonte di piacere e di motivazione a sé stante.
Quella che è cominciata come un’attività finalizzata a guadagnarsi da vivere può diventare piacevole fine a se stessa.
Quindi ciò che una volta era estrinseco e strumentale può diventare intrinseco e stimolante. Non è più l’infanzia ma la maturità a guidare le scelte. Questo ovviamente distingue il lavoro di apporto dal lavoro di Freud, poiché Freud spiegava il comportamento adulto sulla base delle pulsioni infantili originarie, le cui forze motivazionali di base perdurano anche nell’età adulta.
L’Unicità dell’individuo
Infine, una caratteristica distintiva dei contributi di Allport consiste nell’enfasi posta su l’unicità dell’individuo.
A differenza degli altri teorici dei tratti, Allport utilizza principalmente un approccio ideografico alla ricerca, ovvero focalizzato sull’individuo potenzialmente unico.
Questo approccio contrasta con quello di altri teorici dei tratti che generalmente adottano procedure nomotetiche, in cui un gran numero di individui viene descritto sulla base di un insieme di tratti di personalità universali e comuni.
Contributi importanti ma carenza di ricerche comprovanti
La maggior parte degli psicologi della personalità sottolinea gli importanti contributi portati da Allport non solo alla psicologia dei tratti ma anche alla nascita della psicologia della personalità come disciplina scientifica specifica benchè i contributi apportati da Allport siano limitati, dalla mancanza di ricerche e approfondimenti.
Infatti egli ha illustrato il concetto di tratto, ma ha svolto poche ricerche per stabilire l’utilità del concetto di tratto specifico, credeva che molti tratti fossero ereditari ma non ha condotto nessuna ricerca per comprovare tale formazione, ha documentato il fatto che le persone sono caratterizzate da pattern unici e coerenti di comportamento collegato ai tratti, ma non ha fornito nessun modello dettagliato dei processi per spiegare quel comportamento.
In altre parole, nessun modello dei processi precisi che motivano e guidano le azioni collegate a un tratto. Anche la sua enfasi sui metodi ideografici in un certo senso ha sortito l’effetto opposto. Alcuni hanno sostenuto che fossero antiscientifici, reputando che lo studio delle idiosincrasie individuali fosse in conflitto con la ricerca scientifica delle leggi generali.
Si veda D. Cervone, L. Pervin, La Scienza della personalità, Raffaello Cortina Editore